Le mura della Cittadella di Torino
Ci troviamo davanti all’unica parte delle mura della cittadella sopravvissuta alla distruzione da parte di Napoleone Bonaparte, durante il periodo in cui Torino era stata incorporata nell’impero francese.
Immaginiamo adesso di essere qui, nei primi mesi del 1814.
I francesi si sono appena ritirati ed il Re, Vittorio Emanuele I, è appena rientrato dopo anni di esilio in Sardegna.

Il tempio della Gran Madre è stato da poco inaugurato ed i festeggiamenti per il ritorno del Re si sono appena conclusi. Ma non c’è affatto un clima di festa. Anzi, iniziano anni difficili, cupi, per Torino.
C’è risentimento nei confronti dei piemontesi che hanno prosperato durante il periodo di Napoleone.
Vengono licenziati funzionari pubblici e i professori universitari che avevano in quel periodo fatto carriera. Sono aboliti i diritti della popolazione valdese ed ebraica. Si discute persino se ammettere le donne a corte. Nessuna delle innovazioni introdotte da Napoleone sembra resistere.
Torino è attraversata da turbolenze pronte ad esplodere alla minima occasione. Dovunque la minaccia di cospirazioni.
C’è una parte di Torino soprattutto, quella dell’intelligenza e della cultura, il mondo delle professioni borghesi: avvocati, notai, medici, professori universitari ed intellettuali, abituato a ritrovarsi nei lussuosi bar del centro, che ora viene guardata con grande sospetto perché viene vista come un pericolo per la monarchia appena restaurata e perché si capisce che non potrà più essere eliminata.
Viene decretata la nascita del corpo dei Carabinieri (chiamati così dall’arma assegnata, un fucile leggero chiamato “carabina”) che trovano sede proprio in quest’area.
ll mandato prioritario che gli viene assegnato non è quello che ci aspetteremmo, di contrastare i furti, gli omicidi e gli altri delitti comuni, ma piuttosto, la vigilanza degli stranieri, dei sospetti sovversivi e persino dei “portatori di lettere”.
