
Il Woodpecker

Nel 1952 la località balneare di Milano Marittima era ai vertici nel divertimento nelle discoteche creando un trend che si è protratto fino ai nostri giorni, un luogo intimo ed esclusivo che attirava persone da tutto il paese per ascoltare orchestre di prim’ordine con un servizio di classe internazionale.
La discoteca “Woodpecker” era il posto più “caldo” del luogo.
Ma gli abitanti delle case vicine si lamentavano dell’avere una “vita notturna” rumorosa così vicina, e il “Woodpecker” fu costretto a cercare una nuova collocazione più consona al tipo di attività individuando un nuovo punto nelle paludi alla periferia della cittadina.
Il club necessitava di una nuova struttura da realizzare e i proprietari chiesero all’architetto Filippo Monti di progettare un nuovo spazio. Monti racconta la conversazione con il proprietario e dell’idea mettere il nuovo club in acqua: “Ho iniziato per scherzo dicendo: facciamo un cerchio, lasciamo che la superficie dell’acqua disegni l’area e ci mettiamo alcuni coccodrilli”.
Mentre non c’erano assolutamente coccodrilli, c’era sicuramente un grande cerchio.
Il design circolare di Monti, che iniziò la costruzione nel 1966, fu ricoperto da una gigantesca cupola in fibra di vetro. La struttura sperimentale realizzata a metà del secolo comprendeva archi parzialmente aperti attorno al suo perimetro, rendendolo se pur chiuso, uno spazio aperto. Il club fu aperto al pubblico nel 1968 e il “Woodpecker” …. era tornato migliore che mai!
Purtroppo, la parabola calante arrivò a metà degli anni ’70, dopo che un incendio causato da un cortocircuito elettrico lasciò intatta solo la cupola. Gli intoppi burocratici hanno impedito al club di riaprire anche solo come ristorante.
Negli anni recenti, la struttura abbandonata ha assunto una seconda vita. La cupola solitaria è stata sede di rave, feste e opere d’arte, tra le quali alcune realizzate dal misterioso artista di strada italiano “Blu”.

