Torino

Gran Madre di Dio

È la mattina del 20 maggio 1814 e un lungo corteo, in arrivo da sud, sta attirando tutta la cittadinanza sulle rive del fiume: il re Vittorio Emanuele I sta finalmente facendo ritorno, dopo la ritirata dell’esercito di Napoleone Bonaparte. Si percepisce una forte elettricità nell’aria, tutti i torinesi attendono da tempo il rientro del legittimo sovrano e, ora che sta arrivando, non stanno più nella pelle. Nobili e popolani, padroni e servitori, sono in trepidante attesa uno accanto all’altro su entrambe le sponde del Po e perfino sul ponte costruito dagli odiati francesi. Il Comune ha da poco dato l’incarico all’architetto Ferdinando Bonsignore di costruire una chiesa che celebri questo momento. Non è ancora stata posata la prima pietra, ma già è stata stabilita l’iscrizione che sarà leggibile sul frontone: “Ordo Populusque Taurinus ob adventum Regis” (la Nobiltà e il Popolo di Torino per l’arrivo del Re). Vittorio Emanuele non vedrà mai compiuta la chiesa a lui dedicata, terminata soltanto nel 1831 e costruita secondo la forma del Pantheon di Roma, e neppure la statua che lo rappresenta, collocata di fronte all’alta scalinata addirittura nel 1869. Vedrà però lo stupore e la felicità sulle facce dei suoi concittadini al proprio passaggio, ma probabilmente anche qualche sorrisetto beffardo. Perché, come ci ricorda Massimo d’Azeglio che assistette a quello storico momento: “Il 20 di maggio finalmente arrivò questo Re tanto annunziato e benedetto col suo stato maggiore. Vestiti all’uso antico colla cipria, il codino e certi cappelli alla Federico II, tutt’insieme erano figure abbastanza buffe; che però a me, come a tutti, parvero bellissime e in piena regola.” La chiesa della Gran Madre che si erge sul lato destro del Po testimonia da allora questo importante avvenimento.

Che si voglia poi vedere un messaggio esoterico nelle sue statue, be’, questa è un’altra storia che potrete scoprire nel tour dedicato al quartiere di Borgo Po, a cura di CulturalWay.