CASTELLO ESTENSE – I gioielli di Lucrezia Borgia
Tra le figure storiche che vissero a Ferrara, la più misteriosa, affascinante e leggendaria è certamente Lucrezia Borgia, celebrata come la più grande seduttrice di tutti i tempi.
Il primo “diamante” di Ferrara ci racconta la vita di Lucrezia nel Castello Estense e rivela una luce profonda e spirituale che spesso non è attribuita alla Duchessa d’Este.

Il 2 febbraio del 1502 Lucrezia Borgia entrò per la prima volta a Ferrara, ad attenderla c’era Alfonso I d’Este, primogenito del duca Ercole I di Ferrara, con cui furono celebrate le nozze, volute dal papa Alessandro VI e da Cesare Borgia, padre e fratello di Lucrezia.
Lucrezia indossava una cuffia carica di diamanti e altre pietre preziose, un regalo di nozze ricevuto dal duca Ercole, per un valore di 30.000 ducati d’oro. Nell’inventario dei gioielli di Lucrezia il più importante era un diamante incastonato in oro mentre il quarto oggetto era la parola “Gesù” formata da diamanti, che pendeva da una collana, che la duchessa solitamente indossava intorno al collo.
I gioielli di Lucrezia celavano una dimensione religiosa che rivelava il suo vero animo e che divenne evidente soprattutto negli ultimi anni della sua vita.
Inizialmente il matrimonio con Lucrezia fu accolto molto male dallo stesso Alfonso, a causa della pessima reputazione che accompagnava la famiglia Borgia e per la sua origine di figlia illegittima del papa. Alfonso si mostrò riluttante e il padre Ercole I, invitato ad accettare le nozze direttamente dal re di Francia Luigi XII, chiese al papa Alessandro VI di raddoppiare la dote di 100.000 ducati.
Era il terzo matrimonio di Lucrezia Borgia e i precedenti si erano conclusi tra scandali e morti misteriose.
Quando il padre divenne pontefice, infatti, cercò di accasare la figlia in Italia, per stringere alleanze con le famiglie signorili. La dette inizialmente in sposa, a soli dodici anni, a Giovanni Sforza, conte di Pesaro, ma pochi anni dopo, quando il matrimonio fu annullato, con reciproche accuse di impotenza e di incesto, Lucrezia fu data in sposa a Alfonso d’Aragona, figlio illegittimo di Alfonso II, per rafforzare l’alleanza tra il papa e gli Aragonesi. Quando il Papa cambiò strategia sostenendo il partito filofrancese, un sicario inviato dal fratello Cesare Borgia uccise Alfonso D’Aragona, arrecando un forte dolore a Lucrezia.
Con questa pessima reputazione il 1º settembre 1501 Lucrezia Borgia divenne sposa per procura di Alfonso d’Este.
Sebbene molti erano già stati gli elogi a corte nei precedenti matrimoni, a dicembre del 1501 quando una delegazione della famiglia d’Este incontrò per la prima volta Lucrezia, tutti rimasero sbalorditi e rapiti dal suo fascino.

Lo stesso incantesimo si ripeté con la popolazione di Ferrara, Lucrezia si dimostrò subito una perfetta castellana rinascimentale, rivelando abilità politiche e diplomatiche e riuscendo ad amministrare il ducato quando il marito doveva assentarsi da Ferrara.
Fu anche un’attiva mecenate, accogliendo a corte poeti e umanisti come Ludovico Ariosto, Pietro Bembo e Ercole Strozzi.
Accompagnata dalle damigelle spagnole, visto l’origine “valenciana” della sua famiglia, Lucrezia conquistò l’ammirazione di molti uomini, tra cui quella del cognato Francesco di Gonzaga, marito di Isabella d’Este con la quale instaurerà un rapporto di segreta conflittualità.
Con il cognato Francesco intrattenne, invece, uno scambio di lettere, recapitate direttamente dal poeta di corte Giuseppe Strozzi, che come punizione per tale attività venne ucciso misteriosamente, trafitto da ventidue coltellate.
Un altro uomo con cui scambiò un sentimento di forte ammirazione fu Pietro Bembo, intellettuale di corte a cui si deve la prima formalizzazione grammatica italiana, che le dedicò queste rime.
- Penso che se io morissi | e che con i miei mali finisse | il desiderio | un amore così grande si spegnerebbe | e il mondo intero rimarrebbe | senza amore.
Lucrezia Borgia seppe accompagnare abilmente il Duca di Este nei momenti più complessi, segnati dalla guerra con Venezia e dai rapporti conflittuali con la Chiesa e difendere gli interessi di Ferrara negli anni che seguirono la morte di suo padre e l’ascesa allo Stato Pontificio di Giulio II nemico della famiglia dei Borgia che in seguito al rifiuto di combattere contro i re di Francia scomunicò gli Este e mise in guerra tra loro Francesco Gonzaga e il Duca di Este.
Con la morte di Giulio II fu proprio Pietro Bembo, diventato cardinale, a mediare con il Papa Leone X, riavvicinando gli Este e i Gonzaga alla Chiesa.
Le morti del fratello Cesare, del figlio Rodrigo, della madre e il sopraggiungere di una malattia segnarono definitivamente l’animo di Lucrezia. La duchessa d’Este iniziò a indossare il cilicio e si ritirò nel convento di San Bernardino. I suoi ultimi anni a Ferrara fecero accrescere l’affetto per Lucrezia che s’impegnò in opere di bene.
Vendette molti gioielli di corte, tra cui sicuramente gemme e diamanti, per fondare il Monte di Pietà di Ferrara per soccorrere i poveri.
Morì il 24 giugno 1519 a trentanove, per complicazioni dovute ad un parto, lasciando la città in un profondo lutto. Venne sepolta nel monastero del Corpus Domini, con indosso l’abito da terziaria francescana.
La leggenda di Lucrezia Borgia proseguì oltre la sua morte e ispirò miti, racconti e trascrizioni, spesso contraddittori, come quello di Victor Hugo nella tragedia omonima ripresa poi da un’opera di Donizetti.
Come un diamante la sua luce non si spense mai e oggi illumina Ferrara con il suo mito secolare.