Torino

Palazzo Carignano

Cosa ci fanno delle teste di indiani sopra la facciata di Palazzo Carignano? Le vedete? Sono esattamente sopra le finestre del primo piano: non sono semplici elementi decorativi, ma proprio volti con tanto di occhi, naso, bocca e sulla testa delle lunghe piume. Le avete individuate, ora? Chissà che effetto avevano fatto ai torinesi, abituati alla omogeneità delle facciate imposta dai vari editti ducali a partire dal 1602. Forse non maggiore della facciata stessa: al posto delle linee squadrate e geometriche tipiche dei palazzi che si andavano costruendo in città nella seconda metà del Seicento, l’architetto modenese Guarino Guarini aveva progettato una serie di linee concave e convesse che rendevano, allora come oggi, il palazzo dei principi di Carignano unico nel suo genere. Ma perché le teste? Nel 1665 l’esercito dei Carignano supportò quello del re francese Luigi XIV per la conquista del Canada e sconfisse la tribù degli indiani irochesi. Per celebrare tale impresa il principe richiese al Guarini di sistemare sul suo bel palazzo, appena costruito, qualche elemento che la ricordasse e così il geniale architetto posizionò i mattoni delle finestre del piano più importante in modo tale da far apparire, per ciascuna, una testina piumata. Ma l’unicità dell’edificio non è solo in questa decorazione così particolare: lo stesso committente, il principe Emanuele Filiberto di Savoia Carignano è stato un personaggio inconsueto… Nato sordo muto, fu mandato dai suoi genitori a studiare in Spagna dove, con un metodo che qualsiasi pedagogista oggi denuncerebbe, aveva imparato a comunicare con suoni e gesti. La storia naturalmente non finisce qui perché il palazzo è rimasto punto di riferimento per le vicende torinesi ancora a lungo, fino al 1800 e ai giorni nostri.

Per approfondire potete seguire l’affascinante tour dedicato agli architetti che hanno lavorato in città, a cura di CulturalWay.