Ferrara

CORSO ERCOLE D’ESTE – Il prisma del cinema a Ferrara

L’ultimo diamante di Ferrara è un prisma che permette alla luce di entrare in una macchina fotografica e di imprimere la pellicola. 

Ferrara è stata protagonista della storia del cinema. Qui sono stati girati alcuni film che hanno segnato l’evoluzione della settima arte in Italia e nel mondo. 

Ricordiamo quattro registi che hanno amato particolarmente Ferrara: Luchino Visconti, Mario Soldati, Vittorio De Sica e, soprattutto, Michelangelo Antonioni, nato e cresciuto a Ferrara.

Luchino Visconti firmò qui “Ossessione”, un film del 1943 che diede inizio al Neorealismo, un genere che portò all’onore del mondo il cinema italiano. 

Nel suo film, girato nelle campagne ferraresi e in città, lo sguardo (il prisma) della protagonista accompagna le scelte registiche proponendoci una visione femminile dell’amore, attraverso alcune soggettive che mostrano il corpo di un uomo come oggetto del desiderio.

Per la prima volta fu coniato il termine “film neorealista” dal suo montatore Mario Serandrei, non tanto perché raccontasse una storia reale ma per la scelta di rappresentare la vita quotidiana di persone comuni e per l’insolita ambientazione a Ferrara, una città fino ad allora mai descritta nel cinema, che restituiva uno stile diverso di narrazione.

Nel 1950, il film “Cronaca di un amore” di Michelangelo Antonioni, sempre girato a Ferrara, segna invece la fine del Neorealismo. 

Questa volta, attraverso il prisma della macchina cinematografica, il paesaggio ferrarese comunica dei sentimenti borghesi che accompagnano una storia lontana dai soggetti populisti del Neorealismo.

Il maestro Michelangelo Antonioni, nato a Ferrara nel 1912 e trasferitosi a Roma nel 1940, fu un grande testimonial di Ferrara nel mondo, riuscendo a trasmettere nelle sue opere il sentimento poetico che si respira tra le mura della città e nei paesaggi ferraresi.

Riguardo al paesaggio della sua giovinezza, quello del Po, Antonioni racconta così quel legame profondo, che influenzò le sue opere da regista, insegnandogli a contemplare il paesaggio attraverso le immagini in movimento:

…quel paesaggio si muoveva, si popolava di persone e si rinvigoriva. Le stesse cose reclamavano un’attenzione diversa, una suggestione diversa. Guardandole in modo nuovo, me ne impadronivo. Cominciando a capire il mondo attraverso l’immagine, capivo l’immagine. La sua forza, il suo mistero. Appena mi fu possibile, tornai in quei luoghi con una macchina da presa. Così è nato Gente del Po. Tutto quello che ho fatto, buono o cattivo che sia, parte da lì.

Gente del Po è il primo documentario di Michelangelo Antonioni, sempre sul fiume, invece, nel 1955 fu girato un film che ebbe il merito principale di lanciare la più grande attrice italiana. 

In La donna del fiume di Mario Soldati, Sofia Loren ebbe per la prima volta il ruolo da protagonista di un film drammatico. Il successo di pubblico contribuì, così, a consacrare la sua stella emergente.

Vittorio De Sica, infine, maestro indiscusso del cinema italiano, girò nel 1970 il Giardino dei Finzi Contini, tratto dal romanzo del celebre scrittore di origine ferrarese Giorgio Bassani, con il quale vinse l’Orso d’oro a Berlino e il premio Oscar per il miglior film straniero.

Un film che racconta l’amore non corrisposto di Giorgio per Micol e il dramma delle famiglie ebree durante le leggi razziali e la Seconda Guerra Mondiale.

Micol è un’altra figura femminile emblematica di Ferrara. Già nella prima scena del film, ambientata lungo le mura di Corso Ercole d’Este, appare tutto il suo fascino misterioso. Un gruppo di giovani in bicicletta si trovano davanti al cancello chiuso del suo giardino di casa: “C’è nessuno? Stai a vedere che è stato uno scherzo. Micol ne è capace…”

Sempre lungo Corso Ercole d’Este e nel centro storico è ambientato il film che racconta meglio di tutti Ferrara. Al di lá delle nuvole, un omaggio di Michelangelo Antonioni alla sua città natale girato con l’aiuto di Wim Wenders nel 1995. 

Lo sguardo poetico di Michelangelo Antonioni nella prima storia restituisce la bellezza di Ferrara e dei suoi paesaggi e ci spiega come ritrovare i nostri sentimenti tra le mura della città estense. 

Per Alain Resnais “Michelangelo Antonioni ha un modo singolare di introdurre i personaggi attraverso il paesaggio (e il contrario)”.  

Il paesaggio diventa protagonista delle sue immagini e i protagonisti diventano parte del paesaggio. Non è forse il modo migliore per visitare una città?

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