Alghero

Antoine De Saint-Exupèry ad Alghero

Volare, negli anni venti del secolo scorso, richiedeva coraggio o incoscienza, ma anche un fisico non comune. Gli aerei infatti non erano dotati a quel tempo di una cabina che riparasse il pilota, per cui si stava all’aperto, esposti ad ogni intemperie. Antoine de Saint-Exupèry era uno di questi eroi di altri tempi.

A vent’anni, si guadagnava da vivere pilotando un piccolo aereo adibito al trasporto della posta sulle rotte del Marocco. Più tardi, a meno di trent’anni, farà lo stesso lavoro in Sud America, sulla cordigliera delle Ande, pilotando in tutte le stagioni, a volte in condizioni davvero proibitive. Come quando, per tentare l’impossibile impresa di salvare un amico abbattuto da una tempesta invernale sulla parete di una montagna, non esitò a salire sul suo aereo per cercare di raggiungerlo, rischiando la stessa sorte.

Eppure, nulla corrispondeva di più di quella vita al suo cuore, al suo desiderio di libertà e di leggerezza. Una frase, in una lettera scritta a sua madre quando era ancora in Marocco, rivela meglio di ogni altra cosa il suo carattere e il suo spirito. Scrive: “oggi ho fatto un acquisto da un mercante arabo, e ho realizzato che ero diventato il proprietario di un tappeto, io che non avevo mai posseduto nulla e che mi sentivo per questo così libero e leggero”.Ma come? Viene da dire. Un pensiero insolito, un lampo di semplicità. Non ci si dovrebbe mai distaccare da un pensiero come questo. E’ come dire: non serve avere molte cose, se si può avere tutto!

Non era per formazione un diplomatico, ma per la sua cultura e la sua naturale empatia con le persone, fu inviato in missione per tentare di ricucire i rapporti con le tribù ribelli del Sahara spagnolo. Ebbe successo anche in questo.

Dotato di un animo gentile e di uno spirito poetico, Antoine non è mai fuggito dalle responsabilità della vita e all’impegno civile, in particolare negli anni drammatici della Seconda Guerra Mondiale. Lottò per essere impiegato come pilota e pilotò infatti aerei da ricognizione, che lo videro impegnato spesso in missioni estremamente pericolose.

A un certo punto della sua vita, ha sentito il desiderio di scrivere per raccontare le sue esperienze. Non molti libri, perlopiù autobiografici. Il primo: “Terres des hommes”, fu un successo internazionale. Tuttavia, il libro per cui il Mondo conosce Antonie de Saint-Exupèry è un altro, un libretto, se vogliamo: “Il Piccolo Principe”. Scritto per il pubblico dei bambini e diventato, seguendo la sorte di altri libri cosiddetti per l’infanzia (“Pinocchio”, in primis), uno dei tesori della letteratura di tutti i tempi: è attualmente il libro più tradotto dopo la Bibbia.

Si è congedato come fanno gli eroi, lasciando dietro di sé un alone di mistero. Partito dalla Corsica per una missione di ricognizione nel sud della Francia, non fece più ritorno. Ci ha lasciato un libro come suo ultimo lascito: il regalo affettuoso di un uomo gentile e romantico.

Ci piace ricordarlo così, pilotare il suo piccolo aeroplano, sotto un inverosimile manto stellato, sorvolando la distesa senza fine del deserto africano.

Pochi sanno del suo legame con la città di Alghero, che lo celebra con un museo a lui dedicato.

Ci sono esperienze del corpo, esperienze del cuore e esperienze dell’anima. Appartiene a quest’ultima categoria la visita a questo piccolo museo. Piccolo ma ricco di suggestioni, testimonianze autentiche della vita e dell’esperienza di pilota di Antoine, le sue lettere, e poi oggetti, immagini e foto originali dell’epoca.

Vi suggeriamo di visitarlo, se volete prendervi una vacanza dalla vacanza, respirare una boccata di aria fresca, perdervi con l’immaginazione sotto un cielo notturno come in un presepe, star dentro a quel puntino all’orizzonte, nel silenzio rotto solo dal ronzio dell’elica, nel piccolo vascello, fragile e sicuro, a percorrere le vie invisibili e misteriose di una notte africana. Gli dedichiamo una delle nostre “pietre” narranti.

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